Giornata mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili

Pubblichiamo la nota scritta da Anna Iossa, responsabile organizzativa screening cervicale dell’area fiorentina, in occasione della Giornata mondiale contro l'infibulazione e le mutilazioni genitali femminili (Fgm/E).

Il 6 febbraio 2023 si celebra, come ogni anno, la Giornata mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili (Fgm/E). Secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), con l’espressione "mutilazioni genitali" si fa riferimento a “tutte le pratiche di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche.”
La Fgm/E, anche conosciuta come circoncisione femminile, è una pratica ben documentata in trenta differenti paesi, principalmente nelle regioni che si estendono dall’Africa occidentale a quella orientale, tra cui l’Egitto nel Nord Africa e la Repubblica Democratica del Congo nell’Africa centrale, nelle aree del Medio Oriente e in alcuni paesi dell’Asia.
Negli ultimi tre decenni si stima che circa 200 milioni di donne e ragazze in tutto il mondo ne siano state colpite, come riportato nell’articolo Female genital mutilation and noninvasive cervical abnormalities and invasive cervical cancer in Senegal, West Africa: A retrospective study (Allison L. Osterman, Rachel L. Winer, Geoffrey S. Gottlieb et al), pubblicato sulla rivista International Journal of Cancer
Allison L. Osterman, ricercatrice del dipartimento di Salute globale dell’università di Washington, ha pubblicato i risultati dell’analisi di sei studi condotti in Senegal, dal 1994 al 2012, che hanno dimostrato che le donne con carcinoma invasivo della cervice uterina (Icc) avevano un rischio 2,5 volte superiore di essere state sottoposte a mutilazioni genitali rispetto alle donne senza anormalità cervicali.
Pertanto, il confronto tra le donne con Icc e le donne senza anormalità cervicale ha evidenziato che, fra le donne con Icc, quelle sottoposte a Mgf/E erano più del doppio (2,5 volte). Gli autori hanno inoltre riscontrato che il rischio era significativamente aumentato nelle donne positive all’Hpv (papillomavirus umano) con Mgf/E (OR = 4,23; IC 95%, 1,73-10,32), suggerendo che la Mgf/E potrebbe essere un importante cofattore per la progressione della malattia a cancro. Il dato è di fondamentale importanza, considerando che la Mgf/E è praticata in un quarto delle donne in Senegal che, con circa 1.482 casi di Icc diagnosticati ogni anno, ha il tasso di incidenza più elevato dell’Africa sub-sahariana (41,4 per 100.000).
Questi dati si aggiungono alle gravi complicanze conseguenti alla Mgf/E, pratica che si spera sia sempre meno diffusa.

06 febbraio 2023