Il Test Hpv come test di screening primario: la scelta della Regione Toscana

Francesca Carozzi - Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispo)

xx febbraio 2013 - Dopo la recente pubblicazione del report italiano di Health Tecnology Assesment (Hta-Hpv) sull’utilizzo del test Hpv nello screening del cervico-carcinoma (pdf 1,2 Mb), la Regione Toscana ha emanato la delibera n. 1049 del 26 novembre 2012 che prevede l’introduzione nel programma di screening cervicale del test Hpv come test di screening primario per le donne di età compresa tra i 34 e i 64 anni con la contestuale centralizzazione, presso Ispo, dei test di screening. Per le donne più giovani (25-34 anni) il pap test continua invece a essere il test di screening. Il Programma regionale ha preso avvio nel dicembre del 2012.

Il nuovo programma per lo screening cervicale prevede quindi:

  • fascia di età 25-33: Pap test triennale con il test Hpv come test di triage nelle citologie ASC-US
  • fascia di età 34-64: test Hpv ogni 5 anni con il Pap test come test di triage nei soggetti Hpv positivi
  • per tutte le classi di età introduzione del test HPV nel follow-up delle alterazioni citologiche post–colposcopia negativa e delle lesione pre-neoplastiche CIN2+ trattate.

Nella fascia di età target dello screening cervicale, 25-64 anni, un programma che incorpora il test Hpv come test di screening primario prevede 3 round con Pap test nell’età 25-33 anni seguiti da 7 passaggi di screening con Hpv nell’età 34-64 anni. Questo comporta che il nuovo protocollo di screening sia in grado di garantire una adeguata protezione contro il carcinoma cervicale con 10 passaggi di screening per donna, rispetto ai 14 rounds del programma con Pap test triennale. Nel progetto della Regione Toscana, è prevista una fase di transizione che prevede una progressiva implementazione della nuova modalità di screening. Il passaggio da un programma su tre anni (Pap test) a un programma ogni 5 anni (Hpv primario) determina un minore numero di donne da invitare ogni anno, una diminuzione dei Pap-test e un aumento progressivo del numero dei test Hpv.

La nuova organizzazione delle attività di screening
La fase di transizione consentirà di modulare l’impatto organizzativo e di verificare, e superare, eventuali difficoltà e criticità organizzative. Infatti, occorre considerare che l’attuale programma di screening prevede la ripetizione del Pap test ogni tre anni e dal punto di vista etico le donne che hanno seguito questo protocollo devono dunque essere necessariamente invitate dal programma ogni tre anni, dopodiché avendo eseguito il test Hpv possono passare a intervalli quinquennali.

La fase di transizione è iniziata nel dicembre 2012 e nell’arco di un anno consentirà l’entrata di tutte le Aziende Usl toscane che poi andranno a regime nell’arco di 3 anni. Inoltre, nella logica di consentire un aumento della partecipazione allo screening, la fase di transizione prevede l’introduzione di un ulteriore anno in cui verranno richiamate le non rispondenti dei tre anni precedenti, con l’ipotesi di aumentare la copertura sopra i 34 anni del 6,5% circa.
Da un punto di vista organizzativo nel corso dei 5 anni la diminuzione attesa di lettura citologica sarà del 75%, mentre la diminuzione attesa dei prelievi sarà di quasi il 20% (stima del diminuito carico di lavoro per le ostetriche).Tale gradualità nell‘implementazione del nuovo test di screening si rende necessaria per favorire una fase transizione che permetta la riorganizzazione delle singole Aziende e delle attività legate alla centralizzazione e consenta inoltre un adeguamento da parte delle singole aziende dei servizi di prelievo cervicale e dei servizi di anatomia patologica e di Citologia che effettuavano la lettura dei Pap test di screening.

Il programma sarà implementato a partire dalle classi di età più anziane (55-64), per passare all’anno successivo alla fascia 45-64 e poi, nel terzo anno, alla fascia completa 34-64. Questa scelta consente di implementare il programma alle altre classi di età con una modalità lineare e al contempo consente di partire con la fascia di età a minore impatto organizzativo (minor carico di colposcopie e di citologie di triage).