Lo screening colorettale

Dati di attività dal 2018 al 2021

Nel 2021 l’attività dei programmi di screening colorettale ha subito un sensibile incremento rispetto all’anno precedente. Il numero di persone invitate dai programmi nel 2021 ammonta a quasi 6 milioni e mezzo, un valore nettamente superiore a quello registrato nel 2020 e anche a quelli degli anni precedenti la pandemia. L’adesione all’invito (38,7%) è risultata in crescita rispetto al 2020, ma inferiore rispetto al 2018 e 2019 (Tabella 1). Questo dato, che rappresenta il valore medio nazionale, si compone di valori estremamente differenti che caratterizzano le macroaree geografiche. Come riporta la Tabella 3, infatti, l’adesione all’invito è risultata maggiore al Nord (47,9%), intermedia al Centro (31,5%) e più bassa al Sud (23,7%).

Come illustra la Tabella 1, il numero di esaminati nel 2018 e nel 2019 sfiorava i 2 milioni e 400mila unità. Dopo il crollo del 2020, si è osservata una ripresa nel 2021, quando sono state esaminate più di 2.600.000 persone. Nel 2021 l’adesione alla colonscopia tra le persone positive al test per la ricerca del sangue occulto fecale è leggermente migliorata rispetto agli anni precedenti, anche se la quota di non aderenti è rimasta superiore al 20%. Poiché con un test positivo il rischio di carcinoma o adenoma avanzato (che possiede una più elevata probabilità di evoluzione verso la malignità) è molto alto (dal 25 al 30%) è essenziale sviluppare strategie efficaci di comunicazione del rischio, per garantire livelli elevati di adesione all’approfondimento.

La resezione endoscopica è stata risolutiva per una quota importante di carcinomi, con un evidente impatto sulla qualità di vita delle persone interessate.

Tabella 1. Programmi con ricerca del sangue occulto fecale. Risultati principali 2018-2021.

La Figura 1 mostra come l’adesione all’invito sia risultata superiore nelle donne rispetto agli uomini e, per entrambi i sessi, nelle persone sopra i 60 anni.

Figura 1. Programmi con ricerca del sangue occulto fecale. Adesione per età e sesso nel 2021.

 

Nel 2021 la performance relativa al tempo di attesa per l’esecuzione della colonscopia ha confermato il dato degli anni precedenti (Tabella 2). Il dato medio nazionale, che si pone su un livello molto lontano dallo standard di riferimento del Giscor, sottende una situazione problematica in quasi tutte le Regioni.

Il tempo che intercorre tra un test positivo e l’approfondimento colonscopico deve essere il minore possibile, per ridurre il carico di ansia delle persone coinvolte. Tuttavia, una lunga attesa è un problema molto diffuso tra i programmi, e in alcune realtà questo tempo può essere addirittura superiore ai due mesi. Questo problema va gestito a livello di programmazione e soprattutto di assegnazione di risorse al programma.
I carichi di lavoro indotti dallo screening possono essere stimati con precisione: il reperimento delle risorse previste rappresenta quindi una precisa azione di politica sanitaria interna alle aziende sanitarie locali.

Tabella 2. Tempo di attesa per la colonscopia dei programmi con ricerca del sangue occulto fecale. Periodo 2018-2021.

La Tabella 3 riporta i principali indicatori di performance nelle tre macroaree geografiche del Nord, Centro e Sud-Isole dal 2018 al 2021. In tutte le macro aree l’adesione all’invito mostra una ripresa dopo la flessione nel 2020, senza però riportarsi sui valori pre-pandemici. È da sottolineare il ritardo al Sud-Isole per quanto riguarda la diffusione dei programmi e l’adesione da parte della popolazione. Il numero di persone esaminate nel 2021 non si è ancora riportato sui valori registrati nel 2019 e il dato testimonia una copertura ancora limitata della popolazione di questa macroarea. I tassi di identificazione dei carcinomi e degli adenomi avanzati nelle diverse macroaree non mostrano un preciso andamento nel tempo. Va ricordato che diversi fattori influiscono sui risultati degli ultimi anni: accanto al fatto che è via via maggiore la proporzione degli esaminati che in passato avevano già aderito allo screening (una popolazione con una prevalenza di lesioni inferiore rispetto ai soggetti al primo episodio di screening), la pandemia ha influito negativamente anche sull’adesione alla colonscopia di approfondimento, particolarmente nelle regioni del Centro e Sud, con un riflesso negativo sul tasso di lesioni identificate negli esaminati. D’altro canto, in situazioni di bassa adesione non si possono escludere fenomeni di auto selezione di aderenti a maggior rischio di malattia. Infine, è da considerare anche la difficoltà di recupero delle informazioni relative alla casistica.

Tabella 3. Risultati dei programmi con ricerca del sangue occulto fecale per macroarea. Età 50-69 anni. Periodo 2018-2021.

La proposta di screening nei soggetti con più di 70 anni

Sia le Raccomandazioni del Consiglio d’Europa del 2003 sia quelle più recenti del 2022 e le Linee guida ministeriali indicano come target per i programmi di screening colorettale la fascia di età compresa tra i 50 e i 74 anni. L’estensione dello screening ai 70-74enni, viene indicata anche nel Piano nazionale prevenzione 2020-2025. Nella maggior parte delle regioni italiane, tuttavia, la fascia oggetto della proposta di screening si limita ai 50-69enni, anche se non mancano i programmi in cui la proposta si rivolge anche a soggetti di età superiore.

Anche questa attività ha risentito degli effetti della pandemia da Covid-19. Infatti rispetto al 2019, quando erano stati invitati 430.748 soggetti, si è osservata nel 2020 una riduzione importante (267.401 invitati). Nel 2021 il volume degli inviti ha mostrato una crescita importante, tornando a valori sovrapponibili a quelli pre-pandemici (455.141 invitati, pari al 6,6% del volume complessivo degli inviti effettuati dai programmi di screening nell’anno). La maggior parte dell’attività sui soggetti con più di 70 anni è stata svolta in Lombardia (237.748 invitati, pari al 52% del totale nazionale) e in Lazio (132.427, 29%). Altre regioni che hanno invitato soggetti in questa fascia d’età sono Campania (24.793, 5%), Umbria (21.113, 5%), Friuli Venezia Giulia (17.523, 4%) e Toscana (17.729, 4%).

Complessivamente l’adesione corretta all’invito tra gli ultra70enni è stata del 45,4% (203.695 soggetti). Nei 19.294 soggetti al primo episodio di screening la positività al sangue occulto è stata del 6,9%, il tasso di identificazione di carcinoma e del 2,3 per 1.000 e il tasso di adenomi avanzati8,1 per 1.000. Negli 185.988 soggetti ad un episodio di screening successivo al primo, la positività al sangue occulto è stata del 6,7%, mentre i tassi di identificazione sono stati rispettivamente pari a 1,5 e 7,3 per 1.000 per carcinomi e adenomi avanzati. Complessivamente sono stati diagnosticati 323 carcinomi e 1.523 adenomi avanzati.

Rettosigmoidoscopia: la prevenzione a intervalli lunghi

I nove programmi di screening colorettale del Piemonte prevedono l’esecuzione della rettosigmoidoscopia come test di screening per i residenti di 58 anni di età. Dopo la flessione degli inviti registrata nel 2020, si osserva una ripresa nel 2021, quando sono stati invitati 37.418 soggetti, un valore sensibilmente inferiore rispetto ai volumi di inviti registrati prima della pandemia (Tabella 4).

Gli esaminati sono stati quasi 8.100, con un’adesione de l21,9%, che è ritornata sui valori degli anni precedenti al 2020, quando aveva avuto una diminuzione evidente .In caso di mancata adesione alla rettosigmoidoscopia, è previsto un invito a sottoporsi al test per la ricerca del sangue occulto fecale. Nel 2021 tale proposta ha portato ad un incremento di adesione da parte della popolazione target, con un valore cumulativo del 30,6%.

La quota di inviti ad approfondimento (12,2% nel 2021) si pone stabilmente su livelli superiori allo standard di riferimento. Nel 2021, in meno della metà dei casi il richiamo era dovuto alla presenza di adenomi avanzati, che costituiscono la categoria diagnostica per cui è documentato un aumento sostanziale del rischio di lesioni avanzate nel colon prossimale.

Gli altri indicatori sono in linea con gli standard; in particolare va evidenziato il tasso di identificazione degli adenomi (43,3 per 1.000 esaminati), che è circa sei volte maggiore rispetto ai programmi con sangue occulto, a indicare l’elevato potenziale di prevenzione di questa strategia di screening.

Tabella 4. Programmi con rettosigmoidoscopia. Risultati principali dal 2018 al 2021.